IDA CARLONE

IDA CARLONE

Uno tra i più rimarchevoli talenti artistici contemporanei                

Il sentire,

 il vedere,

 il creare,

 non cessano mai di avanzare,

 quando l’arte è attiva innovativa,

 non noiosa ripetizione”.

 

Definita dal poeta e critico letterario Plinio Perilli “moderna per retaggio classico e classica per epurare, perdonare, il moderno, Ida Carlone riceve omaggio, con l’ esposizione della collezione “ Le Muse”,  a Lavello, città lucana che ha dato i natali alla madre, nello Spazio Damato, luogo da sempre ispirato all’arte grazie al direttore creativo Anna Maria Gallo, e diventa preludio di un più grande e ambizioso progetto atto a valorizzare la cifra pittorica dell’ artista.

 - Un autentico  arricchimento  intellettuale collettivo - definisce la Gallo il fine di questa esposizione - un omaggio per celebrare una donna, una prima donna, dai palmares di pittrice, scenografa, art director, editrice che in arte ha vena duttile e versatile. Essendo tanti gli ammiratori e i collezionisti dei suoi lavori, ospiteremo varie collezioni per iniziare a conoscere le diverse espressioni artistiche di questo talento di cui vantiamo le origini. -

Intelligenza e rigore e desiderio di soddisfare un insito senso scenografico contraddistinguono Ida che si avvale, negli studi conseguiti a Bari, di magistrali figure come Stifano, Spizzico, De Robertis. Gli anni di insegnamento presso l'istituto d'arte di Foggia la introducono nel mondo dell'arte e gli studi scenografici nell'Accademia la portano a conoscere professori che lavorano nel campo televisivo della RAI. Comincia la  sua partecipazione a numerose mostre in varie città italiane ed estere, vince il Premio Lubian ed entra a far parte di collezioni pubbliche e private.

Diverse sono anche le esperienze nel cinema e nel teatro come scenografa e costumista. E’ stata direttrice artistica della galleria d'arte “Manarte” di Foggia per quindici anni e il Teatro Giordano l'ha vista partecipe per la lirica nella realizzazione di costumi e scenografie per le opere di Umberto Giordano nei quattro anni dell'Accademia.

Trasferitasi a Roma è stata l'Art Director nella Mancosu Editore dal 1997 al 2006, per tutte le loro pubblicazioni. 

Ha curato sotto la direzione del prof. Bruno Zevi "Il Nuovo Manuale dell'Architetto" e "Il Manuale del Restauro"  e dal 2000 la realizzazione delle copertine della rivista “ L'Architettura-cronaca e storia” sempre del prof. Zevi. Altre riviste si sono poi aggiunte da :“ DIID”, a “ Progetto”, “Metamorfosi”, “L'Architetto italiano”,  “ L'Ingegnere”, occupandosi personalmente di tutti i progetti grafici.

Roma conserva molti dei suoi lavori, ai Parioli una libreria specifica per l’architettura, un appartamento al Fleming, un attico a Monte Mario, la casa editrice in zona Balduina e case di professionisti e amici.

Il lavoro svolto nel mondo dell’editoria come direttrice grafica e in quello ancora più affascinante della grafica utilizzata nell’impaginazione dell’architettura ha reso profondo il rapporto tra reale, irreale, ideale e ideale raggiungibile attraverso la conoscenza e la creazione di pagine mastro per riviste, manuali, prodotti pubblicitari. Ci troviamo di fronte a una ricerca bilanciata tra geometria rigorosa e visione ideale che apre scenari nuovi nella sua produzione.

 

Nel catalogo della personale a lei dedicato con stima e affetto dalla Fondazione Banca del Monte "Domenico Siniscalco Ceci" di Foggia, il critico Lisa Palmieri definisce le opere" raffinatissime" in cui si ritrova un fine, intrinseco, gioco metaforico. Il loro assetto caratterizzato da una rigorosa architettura di forme segnate da una connessione intima tra i vari nuclei delle strutture. Strutture che prendono, quel peso intimistico, quella sensazione di sospensione del tempo e quella tensione sensuale della materia intesa come flusso di onde vitali al di là della trama visiva.

Lavori non solo di tecnica, ma, nel senso alto del termine, del riflesso ideale di un agire ispirato dalla intuizione creativa. Una tecnica attiva, vissuta nell’analisi profonda delle relazioni e dei principi che la sovraintendono, interiorizzata, riflessa in una attenzione alle strutture nascoste della vita. E tramata, non di rado, di ansia e, come nelle tele di sole nuvole, di silenzio.

 

La collezione “Le Muse”

 


Le Muse sono grafiche, 35 x 50, realizzate in bianco e nero (un solo colore) con la tecnica dell'acquaforte e successivamente colorate a mano, che ne definiscono la bellezza e soprattutto la singolarità, prerogativa artistica di Ida Carlone.

Raffigurano le nove sorelle figlie di Zeus, protettrici delle arti e della memoria. Divinità tra le più interessanti della mitologia greca, protagoniste e fonti di tutta l'ispirazione creativa e intellettuale del mondo delle arti. 

Creature meravigliose, donne sagge e bellissime, figlie di Zeus e Mnemosine, dea greca  della memoria. Nove bellissime donne a cui era affidato il compito di difendere, ispirare e promuovere aspetti dell’arte. Nate da nove notti insieme, nove notti sullo stesso giaciglio, nove notti persi l’uno nello sguardo dell’altro.  

Scrutando le vetrine dello Spazio Damato, divenuto una piccola galleria, dall'esterno si scorgono due volti  che invitano ad entrare. Due colonne di bronzo  della collezione “ Le Quattro Stagioni “.

 

Si è invitati così ad entrare e lo sguardo viene in seguito naturalmente richiamato  verso l'alto della parete sinistra dove inizia un percorso visivo  circolare che espone immagini di queste creature eterne ed intramontabili, intente a mostrare le doti chiarificatrici della propria  poesia.

Le prime: Calliope, Clio, Tersicore e Urania.

Calliope, Musa della poesia epica “colei che ha una bella voce”. La tristezza che emana dal volto di chi deve cantare le gesta degli eroi sacrificati alla patria.  Omero diede inizio alla sua prima e straordinaria opera l’’Iliade, rivolgendosi proprio a lei, “Cantami, o Diva, del pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei”. Con queste eterne parole si rivolgeva  a Calliope, la “Diva”, per narrare le gesta di Achille e dei Greci, in quanto ispiratrice della Poesia Epica, quella narrazione delle battaglie e delle gesta eroiche di uomini e popoli, ovvero la narrazione in versi della Storia. La sua voce pur bella , doveva intonare canti di morte. Il volto della dea esprime tristezza pur esaltando il coraggio dell'eroe.

 

Clio, “colei che può rendere celebri”, ispiratrice e narratrice di coloro che  con le loro gesta e il loro potere  scrivono la storia dei popoli. La Musa della Storia, che non lascia spazio al mito. Considerata sapiente custode della memoria storica e degli accadimenti, ispiratrice di saggi o testi storici obiettivi e realistici. E’ qui rappresentata tra  Cesare e Napoleone due condottieri scelti tra coloro che hanno vissuto per essere ricordati per l'Eternità. La storia ci permette di scorrere un lunghissimo elenco di coloro che hanno vissuto per dominare i propri simili, avrebbero potuto essere Nerone e Costantino, Attila o Federico II, Carlo magno o un Papa.

 

Tersicore, “colei che si diletta nella danza”, Musa della danza,  una delle arti più importanti e amate dai Greci, praticata a Sparta anche dagli uomini, perché dava slancio al corpo e coordinava i movimenti, elementi fondamentali per un guerriero o per un giovinetto o una giovinetta scelti per dare piacere al proprio signore.

 

Urania, “colei che è celeste”, la  Musa dell’astronomia e della geometria, colei a cui si rivolgevano gli studiosi del cielo, degli astri e delle forme, rappresentata sempre in un cielo azzurro, un globo tra le mani e con attorno diversi strumenti scientifici. Rappresentata in molte pitture dell’ artista mentre dalla terra prova ad avvolgere con una ragnatela la luna per portarla verso di sé.

 

Lo sguardo continua  e ci porta curioso verso Melpotene, Erato e Euterpe.

Melpomenecolei che canta la tragedia”, la Musa con un pugnale in mano insanguinato e una maschera dal volto triste. Ispiratrice del canto e della Tragedia, una delle tipologie teatrali più amate dai Greci, per il forte valore educativo e catartico.

 

Erato, colei che provoca il desiderio”,  il cui nome deriva da Eros, quindi Musa dell’amore, dell’ispirazione amorosa, quella a cui si rivolgevano i poeti e gli innamorati nel momento in cui cercavano le parole giuste per  le proprie amate. Una coppia di amanti unita da forze convergenti e attenti a gemme che illuminano la loro unione. il significato delle gemme avvale e rafforza il potere dell'amore.

 

Euterpe, “colei che rallegra”, la Musa della musica e la protettrice degli strumenti a fiato. La musica era un’ altra importante arte per i Greci, infatti molti dei riti o dei momenti della giornata erano rallegrati dai suoni armonici e piacevoli degli strumenti. Musicisti e poeti lirici si ispiravano a lei.

 

Ed eccoci arrivare alle ultime due, Talia e Polimnia, che chiudono la collezione, ma in realtà, osservandole bene,  sembrano guardare le prime due, quasi a dare volutamente un senso ciclico al tutto.

 

Taliacolei che è festiva,  la Musa della Commedia, anch’essa molto importante, poiché spesso la commedia sfociava nella satira, forte e sentito momento di contestazione politica. Bellissima la posposizione del volto verso la maschera, a significare il bello e il brutto, il bianco e il nero, la mente e il corpo, la profondità e la leggerezza, l'infinito e il nulla ... ciò che abbiamo dentro non deve trasparire. L'animo non va sempre svelato.

 

Polimnia , “colei che ha molti inni”, la Musa del canto Sacro, rappresentata sempre con aspetto devoto e contemplativo, vestita d’un lungo abito e con il velo sulla testa, colei a cui ci si rivolgeva nei momenti di preghiera e devozione per gli dei. Associata spesso anche alle arti dell’oratoria, della geometria e talvolta della storia. Si dice sia colei che ha inventato la lira e l’agricoltura e che Eros fosse suo figlio. E' in procinto di ammantarsi ma risulta distaccata quasi dal suo ruolo, come se lo svolgere il ruolo che le è stato assegnato lo espletasse con distacco.

 

Un pezzo unico, sempre sulla poesia amorosa, possiamo ammirarlo sulla parete che conclude il giro, un'opera che verte su Erato e che Ida ha tenuto fino ad oggi gelosamente per se, dipinta usando toni di colore quasi monocromi e caldi, illuminati con sprazzi di "foglia d'oro".  

Esposte anche altre due opere che fanno parte del periodo accademico, “ il Giullare” e “ il Diavoletto “.

Firma, dando una forte impronta all’ esposizione tutta, la lunga tela messa in vetrina, ancora dedicata ad Erato, di cui possiamo ammirarne le particolarità di colori, di sfumature e di tecnica.


 

La collezione resterà esposta per tutte le festività pasquali e crea il sodalizio tra la città e l’ artista.

 

 

             

             

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